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AREE MARINE PROTETTE (AMP), PESCI SCATOLA, MARKETING E GREENWASHING: I TONNI DAI MARI DI TUTTO IL MONDO NEL FLUSSO DI UN RIO CHE INESORABILE LI RINCHIUDE IN SCATOLA

Da oltre una decina d’anni scienziati, esperti, organismi internazionali e diverse onlus ambientaliste, raccomandano l’istituzione di Aree Marine Protette (AMP) marine in una quota stimata al 30% della superficie acquea totale per consentire un recupero della Biodiversità costantemente sotto sforzo di pesca e minacciata da tutte le altre attività che hanno sempre un origine antropica. Greenpeace ed altre associazioni hanno sempre fatto pressione anche per l’individuazione di aree pelagiche dove più frequentemente vivono e si nutrono i grandi predatori, come ad esempio il Tonno rosso e le altre specie della stessa famiglia.

Quando i Tonni erano realmente numerosi in Mediterraneo il prelievo veniva fatto sotto costa secondo l’antica tecnica tradizionale della Tonnara, da secoli dopo essere entrati dallo stretto di Gibilterra i Tonni si avvicinavano alle coste alla ricerca dei siti ottimali per la riproduzione. Come è noto in Mediterraneo le tonnare sono praticamente tutte dismesse perchè l’eccesso di prelievo direttamente in area pelagica ha reso del tutto improduttiva la pesca tradizionale per drastica diminuzione  del numero d’individui.

La pesca pelagica vale “ tanti soldi “ ed è la regola per tutte le specie di Tonni ,come attualmente quelli che sono di maggior interesse commerciale, in particolare il Tonno pinna gialla ( attualmente molto stressato ) e il Tonnetto striato ,cosmopolita e oggetto di prelievo intensivo, almeno finchè anche questa specie considerata esclusivamente come  una  risorsa, andrà incontro ad un ‘inevitabile declino. Di fatto il costante prelievo in aree pelagiche e con flotte pescherecce che assomigliano ad armate in guerra con gli abitanti del mare, riduce progressivamente la riproduzione lungo le coste ,facendo prevedere in tempi piuttosto stretti un prossimo esaurimento di quella che da tutte le industrie conserviere è considerata una delle migliori fonti di profitto.

L’attuale pandemia ha poi aumentato la richiesta di prodotti conservati e inscatolati e ad esclusione del Tonno rosso che segue la via della moda e del lusso ( in parte seguito dal Pinnagialla, considerato alternativo, ma meno pregiato ), tutte le altre specie consimili sono oggetto di un’inarrestabile flusso che le porta all’imprigionamento in scatola. Il come questa fiumana di tonni di arrivi nelle scatole o nei vasetti di vetro, mette in crisi alla base ciò che si vuol intendere come concetto di SOSTENIBILITA’ oggi particolarmente abusato e anche utilizzato con dolo.

Nel mondo occidentale ricco e gran consumatore di Tonno in scatola ,grazie anche alle sollecitazioni degli ambientalisti, si è attivata in molti mangiatori di Tonno l’esigenza di consumare comunque, ma anche di essere garantiti sulla SOSTENIBILITA’ della specie offerta che finisce nel piatto! Stato di benessere della specie, metodo e attrezzi di pesca, area di provenienza e distanza dal luogo di consumo, oltre alle condizioni di vita degli equipaggi a bordo, ma tutti correlati alla qualità e costo del prodotto, possono avere un buon peso nelle scelte d’acquisto di chi si approvvigiona nei numerosi superstore.

All’inizio furono le catture accidentali dei Delfini ad attivare con un certo successo modalità di prelievo più rispettose della biodiversità marina, propio perchè i Delfini essendo mammiferi come noi e a volte, a parere di chi scrive ,forse anche più intelligenti ,suscitarono sdegno e commozione nel vederli vittime di cattura accidentale; ciò è anche poi sproporzionato in confronto all’indifferenza per squali, tartarughe o pesci non richiesti dal mercato colpiti dallo stesso destino.

“Safe the Dolphins” diventò un  logo che mise in pace la coscienza di chi continuò a farsi la pasta col tonno o la mitica “insalatona” con Mais  magari ogm! Nel 2012 con aggiornamenti fino al 2016, Greenpeace Italia pubblicò una classifica “Rompiscatole” in cui vari marchi di Tonno in scatola venivano valutati per tutta una serie di parametrazioni e questa la trovate anche pubblicata in BFGF nella sezione “Guide” >> “La Classifica Rompiscatole”

Al top e unico con semaforo verde tranne un giallo sulla sostenibilità sociale, venne posto ASDOMAR, mentre molti altri marchi anche molto noti  mostravano tutti diverse criticità segnalate con semaforo  giallo o rosso. In questa classifica RIOMARE occupava il 4° posto con un rosso sulla tracciabilità, mentre marchi come  LDL e AUCHAM venivano posizionate agli ultimi posti con prevalenza di valutazioni in rosso. Diciamoci però la verità questa classifica valutava la SOSTENIBILITA’, ma non dava giudizi su quello che interessa maggiormente al consumatore medio, ovvero la qualità del prodotto e più ancora il suo  rapporto col prezzo.

Su questo tema ALTROCONSUMO ha recentemente pubblicato >> “Migliore tonno in scatola: chi vince la classifica dei 24 assaggi”una graduatoria dove ASDOMAR su 24 prodotti di diversi marchi occupa le 2 prime posizioni anche per qualità organolettiche e può essere considerato un risultato interessante anche con i criteri di Slow Food, dove  sostenibile e buono in due valutazioni indipendenti e con diversi obiettivi, possono avere una buona sintonia con “ buono, sostenibile e …. giusto ? “

RIOMARE in questa valutazione di Altroconsumo occupa il 6° posto  e trattandosi di un marchio della multinazionale Bolton fra le più grandi nell’industria conserviera del Tonno in scala mondiale, pone altre domande che hanno propio a che fare con la SOSTENIBILITA’. La pesca industriale non può basarsi su principi etici per realizzare i propi profitti ,ma i diversi marchi possono entrare in dura competizione fra loro pur di soddisfare le aspettative ed esigenze della propia clientela e far coincidere qualità del prodotto con la sua SOSTENIBILITA’ può essere conveniente solo se il consumatore tende a premiare questa scelta.

Se una volta bastava sedurre il cliente con semplici slogan tipo “si taglia con un grissino ”  o “tutto italiano” anche se pescato nell’Oceano Indiano, ma comunque  “ lavorato con antica sapienza” e/o “dal mare direttamente sulla tua tavola”, oggi viene molto pubblicizzata la certificazione MSC (Marine Stewardship Council) a garanzia di una pesca praticata con tutte le regole della SOSTENIBILITA’.

Findus ad esempio, per decenni ha surgelato i mari di tutto il mondo ,ma oggi certifica con MSC i suoi mitici bastoncini che piacciono tanto ai più piccini, ma và anche molto oltre con il SURIMI di sua produzione pure certificato MSC, come se un prodotto del genere a bassissimo costo ,ma di spropositato ricarico economico, possa avere come obiettivo anche la SOSTENIBILITA’! A inizio estate Capitan Findus è pure sbarcato in Laguna a Venezia con un gruppo di ragazzotti e tutti erano impegnatissimi ed entusiasti in “modalità stile  Lega Ambiente”, a raccogliere plastiche e rifiuti.

All’azione emblematica e comunque utile è seguito  un video per il web il cui messaggio  era: “Capitan Findus ama e protegge i mari”! Il senso di questa operazione può essere facilmente identificato con la non disinteressata pratica del GREENWASHING, ma ritornando ai nostri marchi di Tonno in scatola vedremo da subito come sia il MARKETING e il GREENWASHING, possono andare a braccetto se si sanno sfruttare con astuzia le vie  mediatiche che possono indurre il pubblico a percepire sensazioni convincenti in direzione della  SOSTENIBILITA’.

Per far ciò e con sapiente uso delle risorse disponibili, basta analizzare il servizio  sponsorizzato “Come proteggere L’Area Marina Protetta delle Isole Egadi per un futuro più sostenibile” pubblicato utilizzando la grafica di National Geographic >> “Come proteggere l’Area Marina Protetta delle Isole Egadi per un futuro più sostenibile” e in cui compare la nota: “Questo contenuto è sponsorizzato da OCEAN WORDS. Lo staff editoriale di National Geographic non è stato coinvolto nella preparazione o produzione dello stesso.”

Il servizio commissionato da Riomare a Ocean Words e presentato con la grafica di successo di National Geographic è ben fatto e analizza i problemi delle AMP, in particolare in Mediterraneo, concentrando l’attenzione di una AMP d’eccellenza come quella delle Isole Egadi. Propio in questa AMP, Riomare ha finanziato una serie di dissuasori a poche miglia dall’Isola di Marettimo con la finalità encomiabilissima di impedire la Pesca a strascico illegale che comunque viene praticata.

Può essere un dettaglio d’interesse  notare ,come i prodotti di Riomare non provengano mai dal Mediterraneo e come gli stessi vengano pescati con metodi prevalentemente basati sull’uso di reti a circuizione, fino poi ad indulgere con una pesca più sostenibile praticata con la canna, ma che rappresenta  solo una quota di minoranza nella produzione complessiva del gruppo Bolton di cui Riomare fa’ parte. Quindi si può migliorare di molto la propia immagine verso il pubblico più sensibile, finanziando la lotta alla pesca illegale e questo và benissimo !

Inoltre se questa azione benemerita viene citata in uno scritto autorevole sull’ AMP delle Egadi  che compare su National Geographic  ed è redatto da un gruppo di esperti di Ocean Words…… pur praticando  GREENWASHING pro MARKETING, il risultato è sicuramente un salto di qualità nella percezione del pubblico e questo può dare anche vantaggi, recuperando immagine rispetto ad altri marchi che sono stati valutati più favorevolmente sia per qualità organolettiche che per la mitica SOSTENIBILITA’.

La battaglia è comunque aperta perchè i consumi di Tonno in scatola sono in aumento ed ora non basta più dire “si taglia con grissino”! Loghi e messaggi se la giocano bene ……..

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Il consiglio di BFGF è mangiate meno tonno in scatola e se propio non ne potete fare a meno osservate con attenzione la tracciabilità completa , scegliendo magari una  specie  meno stressata come il Tonnetto striato >> “Cosa potrebbe succedere al nostro corpo se mangiamo troppo spesso tonno in scatola”   e comunque proveniente da aree di pesca dove i controlli sono effettivamente eseguiti a bordo …. e ovviamente ad esclusione dei pescherecci cinesi che non ammettono controlli esterni.

 

Roberto Di Lernia

Una Risposta

  1. Con la solita capacità di interessare il lettore, anche su argomenti che spesso vanno contro il solito irrisolto problema del profitto, il prof. Di L’ernia, riesce a farci comprendere molti aspetti di quanto siamo poco informati e non preparati, a rispettare il mare e le specie che vi abitano.
    Un grazie all’impegno che infonde in tutti i suoi lavori e che ci portano a conoscenze sempre più profonde.

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